Bruxismo

Serrare e digrignare i denti durante il riposo notturno o anche durante il giorno è piuttosto frequente. L’incidenza in Italia arriva al 20% della popolazione. E’ un modo del tutto involontario di manifestare una tensione psicologica altrimenti irrisolvibile accumulata nella vita quotidiana. In medicina ed odontoiatria il termine corretto per questa parafunzione è bruxismo. Il bruxismo è molto diffuso anche nel mondo della danza.


Le cause

Vari sono i fattori che scatenano il bruxismo: qualche volta dipende dalla posizione dei denti o da alterazioni dell’occlusione. Le cause più frequenti però riguardano la sfera emotiva e psicologica e sono accentuate da stress, ansia, frustrazione, perfezionismo, tensione, competitività. Anche delle alterazioni della postura possono causarlo..


Chi colpisce

In genere ne sono vittime gli adulti, ma neppure i bambini ne sono risparmiati, sempre più coinvolti dalla velocità dei tempi e da giochi iper-tecnologici, come i videogiochi, che ripropongono nel gioco modalità analoghe a quelle della vita adulta.

Come ci si accorge di soffrire di bruxismo

Il rumore causato dallo sfregamento dei denti può disturbare il sonno del partner di letto e talvolta può essere talmente forte da essere udito in altre stanze. Oppure ci si accorge della visibile usura dei denti, fino alla comparsa di fratture. Ciò dipende dalla forza generata dai movimenti indotti dal bruxismo, che può essere veramente notevole: si può arrivare a forze decisamente superiori (da tre a dieci volte) a quelle esercitate durante la masticazione. I soggetti possono inoltre accusare rumori e click a carico delle articolazioni tra cranio e mandibola, dolori alla mascella ed ai muscoli della faccia, ad esempio dopo il risveglio mattutino. L’alterazione della postura può determinare contratture muscolari, mal di schiena, stanchezza cronica. A volte il bruxismo si associa a sindrome del colon irritabile.

Danni

Il bruxismo può creare seri danni all’apparato dentale: oltre all’usura, può aumentare la sensibilità dei denti per la progressiva scomparsa dello smalto e l’insorgenza di carie. A lungo termine, il bruxismo può anche alterare vistosamente l’occlusione e la normale fisiologia dei contatti interdentari e provocare delle modifiche sia dell’aspetto sia della funzione della dentatura; l’usura dei denti (che negli anni tendono quindi ad accorciarsi) e gli altri danni da essi subiti danno luogo tra l’altro a sgradevoli inestetismi ed alla formazione di rughe e all’accentuazione di solchi. I muscoli facciali e quelli deputati alla masticazione diventano ipertrofici modificando anche sensibilmente l’aspetto del viso. La facies tipica del bruxista è quella appunto , in una fase iniziale, del “mascellone” mentre, in uno stato avanzato, assume invece un aspetto vecchieggiante dovuto all’accentuazione delle rughe creato dalla perdita di altezza dei denti e dallo scivolamento progressivo in avanti della mandibola. Tutto il sistema masticatorio dimostra di invecchiare nel complesso molto più velocemente rispetto all’età anagrafica del paziente. In casi terminali i denti risultano totalmente abrasi fino alla radice, realizzando di fatto la necessità di una protesi totale. Allo stesso tempo tutti gli interventi odontoiatrici, siano essi conservativi, parodontali, implantologici, protesici o anche ortodontici risultano, a causa delle pressioni e delle parafunzioni in gioco, sensibilmente meno predicibili e soprattutto necessitanti di precauzioni (e costi) aggiuntivi come dispositivi di protezione (bite) Alla lunga inoltre i soggetti affetti da bruxismo possono avvertire affaticamento dei muscoli della testa, del collo e di espressione, tensione muscolare generalizzata, cefalea, dolenzia.

Interazioni con la vita quotidiana

Il bruxismo disturba la qualità del sonno ed inficia fortemente lo stato di benessere delle ore diurne. Un sonno di durata ridotta o di qualità scarsa, quale quello dei bruxisti, è causa di sonnolenza diurna, di ridotte performance, di aumentata irritabilità e di cattivo umore. Nello sport e nella danza, lo sforzo fisico, lo stress e la ricerca della massima prestazione portano spesso a stringere i denti in maniera impropria, con una conseguente dispersione di energie, un’alterazione delle catene muscolari ed un irrigidimento della muscolatura che va piuttosto a compromettere la prestazione, senza contare i danni che con il tempo subiscono i denti e l’apparato masticatorio.

Cure

L’approccio al bruxismo è troppe volte semplificato e riduttivo anche dopo la diagnosi del dentista. La terapia più frequente è l’applicazione di una placca di protezione interdentale realizzata dal dentista in resina dura (il cosiddetto bite). A volte lo stesso paziente può acquistare in farmacia dispositivi automodellabili più economici e meno resistenti, ma comunque in qualche modo efficaci. Infatti lo scopo del bite non è quello di impedire la parafunzione, ma di interporsi tra i denti impedendone l’usura, stabilizzandoli e favorendo il rilassamento muscolare. Il limite di una simile soluzione è quello di condannare il paziente alla dipendenza totale da tali dispositivi, che, usurandosi al posto dei denti, vanno poi ciclicamente sostituiti, con costi di gestione comunque sensibili e rischio che il paziente si stanchi e non li usi più. Molto, troppo, spesso infatti le persone che soffrono di bruxismo  restano totalmente privi di terapia e protezione. Può essere utile anche la prescrizione di esercizi che migliorano la propriocezione, come quello proposto sotto . La terapia delle cause del bruxismo è più complessa e va inquadrata piuttosto in ambito psicologico. Ma il bruxismo non è indice di una patologia di tipo psicologico o psichiatrico.  L’uso, a volte l’abuso, di psicofarmaci quali ansiolitici o antidepressivi non ha, tra l’altro, dimostrato di essere una terapia di elezione, ma, in alcuni casi, addirittura di peggiorare la situazione. Da un punto di vista psicosomatico invece  il digrignare i denti può essere un tentativo di scaricare un surplus di tensione psichica, una quota emotiva rifiutata a priori che si è accumulata e che il soggetto tende a non esprimere. Le emozioni sono negate e vengono messe a tacere durante il giorno per poi ripresentarsi magari in un contesto meno controllato: il sonno. Chi digrigna i denti tende a rimuginare, a “pensare troppo”, ha difficoltà a dire di no, preferisce reprimere emozioni considerate distraenti, estranee, fuorvianti, distruttive e pericolose. Provare ad impedire il bruxismo, senza fare altro, significa eliminare il principale canale di sfogo di una simile tensione, che poi rischia di sfociare in altri quadri clinici, a volte più pericolosi. È opportuno invece esplorare anche la struttura psicologica che ne è alla base. Delle sedute di psicoterapia o di counseling possono essere assolutamente utili  in questo senso. Aiutano a conoscere parti di sé considerate indesiderabili e abitualmente “gestite”, consentendo di scoprirne le potenzialità ed imparando ad accedervi e a dosarle fino a rendersi conto che quanto era considerato prima censurabile e potenzialmente dannoso può divenire una risorsa preziosa e ricca di nuove e straordinarie potenzialità. Un’attività fisica mirata può aiutare anche molto a consentire l’espressione fisica e corporea in modo non rigidamente strutturato. Allo stesso tempo pratiche come la meditazione o il Tai Chi o lo yoga sono pure di valido ausilio. Valgono insomma tutti i principi dell’Approccio Integrale e dell’Integral Life Practice: Mente, Corpo, Spirito e Ombra.

 

Non rinuncio, come sempre, ad un piccolo esercizio, che dovrebbe diventare un’abitudine costante:

 

Accorgetevi, durante la giornata, di quando i denti si toccano, i superiori con gli inferiori, anche se non c’è forza nel serrare. Semplicemente rilassate i muscoli fino a che non vi sia alcun contatto; le labbra restano naturalmente chiuse. Nessuno si accorgerà di questo. Ogni volta quindi, tranne che quando mangiate o parlate, che vi accorgete che i denti si toccano, mollate impercettibilmente fino a liberarli. I primi tempi sarà difficile. Poi, con un pò di perseveranza, sarà una piacevole abitudine, che non richiederà alcuna successiva attenzione.